Vaccination in the 19th century in Italy and the role of Catholic Church in Public Health: A Historical Overview
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Keywords

smallppox
history of medicine
Pope Leo XII
Vatican State
Vaccine
vaccination

Abstract

Using the case of the vaccine against smallpox as an example, this article explores how the attitude and the politics of the Vatican State towards vaccination

changed between the 18th and 19th century.
Despite some notable exceptions, the Catholic Church became progressively involved in supporting vaccination in Italy,

exerting its temporal and spiritual authority to develop healthcare policies and to convince a population that still considered the vaccine as potentially harmful.

https://doi.org/10.15167/2421-4248/jpmh2022.63.1.2518
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References

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[5] Baron J, The life of Edward Jenner, with illustration of his doctrines and selection of his correspondence, I, 2014, p. 403.

[6] Pastoral letter of Giacinto della Torre del 26 luglio 1808. “Non è forse vero che gli uomini bevono il latte delle mucche e ne mangiano le carni senza che tali sostanze nocciano loro in alcun modo? Non vi è pertanto alcun rischio di contaminarsi con I bovini utilizzando il loro pus per prevenire l’insorgenza del vaiolo”.

[7] ASBa, Sanità pubblica, 2 1806-1846, fasc 15/1 circolare dell’intendente ai giudici di pace, sindaci e parroci della provincia del 24 febbraio 1809: “Il Governo distinguerà sempre que’ sacerdoti, i quali dimostreranno il massimo zelo ed impegno per la propagazione dell’innesto vaccino. Le officiali rimostranze di questa loro condotta farà giungere I loro nomi all’orecchio di Sua Maestà, la quale saprà distinguerli e compensarli colla sua sovrana munificenza”.

[8] Lettera del Sottocomitato di vaccinazione di Cerignola all’intendente del 31 marzo 1810.

[9] Leone XII, 15 September 1824. “Rimane obbligo a Medici e Chirurgi condotti di eseguirla gratuitamente [la vaccinazione antivaiolosa], a quanti vogliano prevalersene, essendo questa la cura ed il preservativo di una malattia alla quale, come a tutte le altre, essi hanno l'obbligo di riparare.”

[10] Giovanni Rasori, Rapporto sullo stato dell’Università di Pavia, 1799, in Giorgio Cosmacini, Scienze mediche e giacobinismo in Italia: l’impresa politico-culturale di Giovanni Rasori, 1796-1799, Franco Angeli, Milano 1982.

[11] Giacomo Tommasini, Raccolta completa delle opere mediche Volume 7, Tipografia dall’Olmo e Tiocchi, Bologna, 1836, p. 22.

[12] Giacomo Tommasini, Raccolta completa delle opere mediche Volume 7, Tipografia dall’Olmo e Tiocchi, Bologna, 1836, pp 22-23. Nell’anno 1828 il corso dell’epidemia vaiuolosa ebbe ben altre e più luttuose conseguenze. Non si stenta a trovare di ciò la spiegazione, se si rifletta a quello che noi abbiamo superiormente accennato, e cioè che dall’anno 1822 all’anno 1828 la vaccinazione fu trasandata. Egli è un peccato, che non si abbia una statistica esatta da rimproverare agl’ increduli ed ai negligenti, per la quale chiaramente ed a colpo d’occhio si vedesse, quanti deformi, quanti ciechi, quanti storpi e quanti morti si dovessero all’influenza vaiuolosa di quell’anno. Nella sola città di Bologna I morti di vaiuolo dal gennaro al decembre dell’anno 1828 sommarono 553. Più spaventosa ed esemplare sarebbe stata la cifra delle triste conseguente dell’aver negligentato il preservativo della Vaccinazione, se si fosse tenuto conto della stragge della stessa epidemia ne’ villaggi, nelle piccole terre e nella libera campagna.”

[13] Alfonso Corradi Annali delle epidemie occorse in Italia, Vol 4, Bologna, Tipografia Gamberini e Parmeggiani, 1877, p. 983.

[14] Giacomo Tommasini, Raccolta completa delle opere mediche Volume 7, Tipografia dall’Olmo e Tiocchi, Bologna, 1836, p. 22. “E diciamo esattamente perchè due volte ci siamo trovati nel caso di visitare I vaccinati di certi uffiziali di Sanità di campagna, de’ quali lodiamo lo zelo e deploriamo l’ignoranza, che non credendo buona la materia vacina se la suppurazione delle pustole non era bene innoltrata, invece d’innestare la pustola vaccina, producevano pustole anomali, che qualche volta degeneravano in ulceri sordide e di guarigione difficilissima”

[15] Sovereign disposal regarding vaccination 1819, 31 july 1819, pp. 4-5. “Contemporaneamente e subito incominciate le operazioni necessarie per eseguire la vaccinazione, ella vorrà scrivere una lettera circolare agli Illustrissimi e Reverendissimi Signori Vescovi di Parma, Piacenza, Borgo San Donnino, e Abate di Guastalla, per partecipar loro queste Mie Disposizioni, per assicurarli in Nome Mio della piena confidenza che in essi ripongo, ed affinché dal canto loro, e colle voci della persuasione, e col comandamento se fia duopo, dai loro subordinati Arcipreti, Preposti, Parrochi, Rettori ecc. delle Parrocchie facciano spiegare a’ Parrocchiani il bene di esse, ed ispirino in essi l’ubbidienza agli ordini dati a solo loro vantaggio, al quale scopo tendono tutte le mire delle Mie Ordinazioni. Per essi Parrochi si potrà anche far avere cognizione dei giorni, delle ore, e dei luoghi della vaccinazione. So che molti di essi si sono prestati con vera carità cristiana nelle altre epoche della vaccinazione in questo Stato; mi riservo quindi di far pervenire ad alcuno di loro, che si sarà sotto questo rapporto meritevolmente distinto, qualche prova della Mia Sovrana gratitudine”.

[16] Sovereign disposal regarding vaccination 1819, 31 July 1819 pp. 2-3.”Calcolando approssimativamente a 500 per 10000, sarebbero quaranta volte tanto, ossia 20000 I vaccinandi dello Stato, ma crederei piuttosto in meno che di più. Se in qust’anno si potesse vaccinarne la metà sarebbe un gran vantaggio alla popolazione de’ Miei Ducati, ed è Mia ferma intenzione di portare ciò ad effetto”.

[17] Sovereign disposal regarding vaccination 1819, 31 July 1819 p. 4.” I quattro Medici o Chirurgi, uno per ogni Ducato, ed uno per il Valtarese, che si saranno maggiormente distinti in questa operazione, ed avranno vaccinati più individui (proporzione fatta per paese da percorrere, e della località) riceveranno un assegno, come gratificazione straordinaria per una volta dal Mio Tesoro, per questa loro bene esercitata incombenza al di sopra degli altri”.